Lettera a te
Scelgo questo disegno tra i primi che hai fatto appena arrivato, perché mi ricorda una pancia.
Un pancione di mamma. Lo erigo a simbolo di questa gravidanza elefantiaca che dopo un anno e mezzo abbondante ci ha visto finalmente insieme.
Logoranti, gli ultimi periodi: non ero più capace di sopportare errori tipografici continui quanto banali, gli ostacoli burocratici che irridevano bellamente l’obiettivo di tutti: darti una famiglia.
Tu crescevi lontano, e io mi logoravo pensando al tempo che ci veniva sottratto nei tuoi anni più dolci.
Ci ‘incontriamo’ – virtualmente, di te abbiamo solo una scarna relazione – quando hai 4 anni: la felicità è ritratta nello scatto di Barbara Meroni, la psicologa di Mehala che ci segue. La ‘’ripassiamo’’ tutte le volte che apriamo il tuo album, quello inviatoti per presentarti i tuoi nuovi genitori, la tua casa, la tua famiglia allargata.
Mehala ci è piaciuto al primo incontro, ci è apparso serio e concreto; e poi era vicino, una sicurezza anche per il dopo, e piccolo, senza tutte quelle modalità che sapevano tanto di azienda, anche se ben organizzata.
Non avevamo preferenze di Paese: volevamo unire due desideri, avere e dare famiglia.
Così, quando il tuo papà acquista un libro da un venditore di colore, sul treno, che si rivelerà essere poi la biografia di Thomas Shankara, diventa un ‘’meant to be’’, come dice lui – un doveva essere. Così scegliamo il Burkina Faso e inizia l’avventura.
Arrivi a Natale 2020: le banalità sul bel regalo si sprecano.
Noi siamo felicissimi dei dieci giorni trascorsi in Africa, seppure rinchiusi in hotel. Avere una minima idea del Paese da dove vieni e di come ci si viva, ci sembra importantissimo.
I referenti di Mehala, Cècile e Diodonnè, sono bravissimi: tutto il personale dell’hotel si sente chiamato in causa e interviene a supporto, quando vede questa mamma alle prime armi un po’ in difficoltà. Ad esempio, mentre rincorre un soldino di cacio per tutto il resort, cercando di spiegargli, in una lingua che non capisce, che dove andremo, l’approccio a cani e gatti è leggermente diverso dal prenderli a sassate… così ci ritroviamo ad accarezzare cani un po’ pulciosi e gatti macilenti, mentre spiego che si può anche essere amici degli animali e dentro di me prego che le difese immunitarie (soprattutto le mie…) siano abbastanza, o forse solo che Dio ce la mandi buona…
Il nostro primo incontro è molto bello: ridiamo e giochiamo; ci salva la mimica, gli sguardi, una comunicazione non verbale che supera la barriera linguistica e in cui, fortunatamente, entrambi ci muoviamo a nostro agio.
Tu con questa grande voglia di papà e di mamma ti fai coraggio finché puoi, finché capisci che da domani la tua vita non sarà più lì…e piangi allora. Piangi inconsolabile attaccato al muro rosso di una camera del villaggio, io che ti guardo e ti lascio fare perché ce lo hanno spiegato ed è giusto che tu pianga il tuo primo lutto, e perché è così: deve passare. Tutti ti consolano, ti dicono una parola: anche gli abitanti che passano. Sembra ti conoscano tutti.
Poi piano piano ti rassereni e da allora siamo insieme… Abbiamo imparato a conoscerci, a farci le coccole, a scambiarci sguardi furbi, di sfida, di rabbia, di complicità, di avvertimento… Hai presto capito che Gundi era un vezzeggiativo per il nostro cane Gunda, e così diventiamo ‘’papi’’ e ‘’mami’’ quando i discorsi diventano intimi, così come la nonna è apostrofata come ‘’nonni’’ quando chiedi di vedere la televisione…
Dove siamo ora? Su un treno ad alta velocità: abbiamo imparato a essere famiglia, ci siamo impratichiti sui rudimenti della vita consumistica e frenetica, già nuotiamo e andiamo a calcio, abbiamo fatto tutto l’asilo che il COVID ci ha permesso e abbiamo appena iniziato la scuola…
Siamo felici? Sì, siamo contentissimi di questo dono che ci è stato fatto.
Come genitori, ci riteniamo fortunati ad avere te, che non cambieremmo per nulla al mondo, e gioiamo tutte le volte che piccoli segnali, una frase, una risposta ci fanno capire che anche noi siamo la tua famiglia.
Non siamo certo arrivati: tantissime volte questo pensiero fa capolino nelle nostre teste. Ci chiediamo dove sarà l’insidia, la prossima crisi, consapevoli allo stesso tempo che quando arriverà sarà inaspettata… Poi pensiamo che la vita è così e che tutte le grandi avventure attraversano tempeste… , ma soprattutto, sappiamo di non essere soli.
A e M