COVID-19: notizie dall’India
30 maggio 2020
Il Ministero degli Interni Indiano ha prorogato il lockdown fino al 30 giugno 2020, seppur ma in modalità differenti a seconda dello Stato. Un lockdown totale verrà mantenuto nelle zone di contenimento, identificate per il più alto numero di contagi. Per le altre aree, si potranno riaprire gradualmente le attività.
Circa il 40% personale del CARA ha ricominciato a lavorare presso gli uffici di New Delhi, gli altri continuano in modalità smart working.
Gli istituti indiani hanno ricevuto indicazioni di non portare i bambini fuori dagli istituti e non accogliere persone esterne all’istituto fino al 30 giugno.
In alcuni Stati, alcuni tribunali hanno riaperto.
20 aprile 2020
Da oggi in diverse zone dell’India è iniziata la fase 2 del contenimento, con misure di chiusura meno restrittive e la ripresa di alcune attività.
Il numero dei morti per Covid-19 è arrivato a 500 e i casi positivi sono oltre 17000.
Il ministero dell’interno teme che il rilassamento delle norme di contenimento, se non nel rispetto delle linee guida, possa creare rischi per la salute pubblica ed esorta i singoli stati a rispettare rigidamente le regole.
Il piccolo stato di Goa è stato il primo a sconfiggere il virus: da domenica tutti i 7 pazienti ricoverati sono risultati negativi e dimessi. Nessun nuovo contagio dal 3 aprile. Seguito dallo stato di Manipur, dove solo 2 erano i pazienti ricoverati.
Rimane invece critica la situazione a Mumbai, Pune, Indore, Jaipur, Kolkata e altre località del Bengala occidentale.
Nessun allentamento del contenimento anche a Delhi e in Punjab.
Lo stato del Telangana ha prolungato il lockdown fino al 7 maggio.
16 aprile 2020
Il 14 aprile il primo ministro indiano, Narendra Modi, annuncia il prolungamento del lockdown fino al 3 maggio, come strategia di contenimento del coronavirus.
Sono state rilasciate dal Ministero degli affari interni le Linee guida per orientare quella che viene chiamata la seconda fase del lockdown.
Sono state individuate tre zone: zona rossa, arancione e verde.
Nella zona rossa rimarranno valide le stesse restrizioni della prima fase.
Nella zona arancione (dove non si registra un aumento dei casi positivi) e nella zona verde (dove non sono stati registrati casi di contagio) alcune attività potranno riaprire dopo il 20 aprile. Il rilassamento della chiusura riguarda soprattutto la ripresa di attività agricole, per incoraggiare la ripresa dell’economia rurale (https://timesofindia.indiatimes.com/…/articles…/75154079.cms)
In India ci sono 730 distretti: 170 nella zona rossa, 207 in zona arancione e 353 in quella verde
La zona rossa comprende: diverse parti della capitale Delhi, 11 distretti dell’Andhra Pradesh, 13 distretti del Maharashtra (tra cui Mumbai), 1 in Bihar, 5 in Gujarat, 4 in Hariyana, 6 in Jammu & Kashmir, 3 in Karnataka, 6 in Trivandrum, 5 in Madhya Pradesh, 4 in Punjab, 11 in Rajasthan, 22 in Tamil Nadu, 8 in Telengana, 9 in Uttar Pradesh, 1 in Uttarakhand, 4 in West Bengal
(per la lista di tutti i distretti e le zone si veda https://www.news18.com/…/most-coronavirus-hotspots-in-tamil…)
3 aprile 2020
Decimo giorno di blocco
Oggi è il decimo giorno di blocco per l’India.
Il numero dei contagiati è arrivato oggi a 2798, di cui 2542 attivi e 78 decessi.
Non si parla ancora in India di trasmissione comunitaria, quasi nella totalità i casi riportati hanno avuto contatti con persone malate provenienti dall’esterno della comunità.
Si leggono alcune buone notizie di persone guarite, di gesti di solidarietà, misure messe in atto per aiutare i più bisognosi, sperimentazione di farmaci, produzione di tamponi e mappatura del contagio.
La situazione non è però sotto controllo. I principali focolai monitorati sono Delhi e Mumbai.
Lo sforzo di contenimento maggiore è l’individuazione e l’isolamento dei seguaci della congregazione Tablighi Jamaat che si erano riuniti la prima settimana di marzo in un quartiere densamente popolato di Delhi. 10 dei missionari del sudest asiatico deceduti in settimana erano positivi al Coronavirus, scatenando il timore di un contagio in tutta l’India. L’organizzazione religiosa e il governo stanno collaborando per rintracciare i partecipanti e i loro contatti anche usando i dati dei cellulari registrati per l’evento. 647 persone sono risultate positive in 14 diversi stati.
A Mumbai si teme che l’infezione possa allargarsi a Dharavi, il più grande slum del Paese. Oggi un medico che vive nel quartiere è risultato positivo, facendo arrivare a 3 i casi registrati – uno deceduto la sera stessa del ricovero.
Cresce la tensione sociale nello stato del Bihar, dove migliaia di lavoratori giornalieri sono rientrati a piedi o con mezzi di fortuna scappando da diverse città dell’India: fughe dai campi di soccorso allestiti per l’isolamento, operatori sanitari presi a sassate dagli abitanti del villaggio dove sono rientrati dei possibili lavoratori a rischio di infezione.
Il primo ministro, Narendra Modi ha oggi chiesto alla popolazione di accendere candele e le torce dei cellulari per nove minuti alle 9 di sera il 5 aprile come simbolo della lotta contro il virus.
1 aprile 2020
Un pensiero dall’India dalla nostra referente:
“Sono giorni tempestosi, anche se fuori splende un sole magnifico e il cielo è azzurro. Sono tempi in cui è difficile staccarsi dal cellulare, dal computer. Giornate riempite di notizie prese dall’etere, parole che spaventano – la maggior parte, parole che donano speranza -in proporzione esigua.
Siamo tutti fermi e isolati, in contatto con il mondo esterno tramite parole e immagini che non possiamo verificare.
Le parole dovrebbero essere ancora più soppesate in queste circostanze.
Aleggiano parole che preparano una valigia piena di paura da portare con noi quando finalmente potremo uscire di casa e tornare a camminare all’aperto.
C’è chi dice che gli italiani, o forse tutti gli europei, saranno un domani cacciati, le loro vite in India rese difficili dall’odio per il virus che sono accusati di avere portato qua.
Personalmente credo sia umana e anche fondata la diffidenza con cui gli indiani trattano gli italiani dall’inizio di marzo, quando le notizie sul disastro in Italia arrivavano assieme a quelle dei primi turisti italiani ricoverati qua.
Ma la diffidenza non è odio, gli indiani non sono privi di senso critico e, generalmente, sono un popolo ricco di empatia e dal grande cuore.
Credo sia prematuro preoccuparsi oggi di quanto accadrà nel futuro, in questi giorni così lontano. Non dovremmo proprio ora avere chiara l’importanza del presente?
Vorrei imparare dai bambini la capacità di accettare i cambiamenti, quel potere magico che hanno di ritrovare il sorriso e la voglia di giocare anche nel bel mezzo delle giornate più confuse della loro vita”.
30 marzo 2020
In India il totale lockdown ha avuto conseguenze pesantissime. Nelle grandi città urbane indiane, infatti, vivono moltissime persone provenienti da zone rurali che vivono di lavori occasionali e spesso senza fisso dove vivere: dopo l’annuncio delle nuove misure prese per il contenimento del coronavirus un fiume di milioni di persone si è riversato su strade e autostrade per affrontare un infinito e straziante viaggio verso il loro villaggio di origine. La pesantezza di questo viaggio ha già provocato la morte di alcuni di loro, come hanno testimoniato alcuni giornali indiani in questi giorni. Secondo molti resoconti le forze dell’ordine non hanno esitato a usare la violenza per far rispettare i divieti.
Alcuni stati hanno messo a disposizione dei pullman per permettere a queste persone di tornare a casa. Così un gran numero di disperati ha iniziato ad affollarsi nelle stazioni degli autobus. Anche quando riescono a tornare a casa, queste persone spesso sono mal viste dal resto della comunità e vengono denunciate alla polizia, che le rinchiude in campi per la quarantena.
Tutto questo è solo parte del problema per queste persone i cui reddito, nella maggior parte dei casi, è dato da lavori saltuari o stagionali.
28 marzo 2020
Dalla nostra referente:
“Al quarto giorno di blocco le notizie che circolano sulla situazione in India non sono incoraggianti. I casi di contagio sono ora 945 e le morti causate dal virus 19. L’età media dei deceduti è più bassa rispetto a quella in Italia. Lo stato con maggior contagi continua a essere il Kerala dove oggi c’è stata la prima vittima.
Le notizie che maggiormente colpiscono sono però relative al numero dei disperati che stanno cercando di scappare dall’incubo di una morte per fame. Si parla di decine di milioni di persone che per vivere si trasferiscono nelle grandi città e mandano i soldi alle famiglie rimaste in villaggio. Con la soppressione dei treni e degli autobus, centinaia si sono messi in cammino verso casa. Centinaia di chilometri a piedi, senza scorte di cibo e acqua.
Lentamente le singole autorità statali stanno cercando di gestire la situazione per fermare l’esodo o per organizzarlo.
Il Kerala è lo stato che si è mosso con maggior anticipo, prima ancora del blocco di martedì, per invitare “gli ospiti” a non farsi prendere dal panico, organizzando cucine comunitarie per distribuire pasti agli operai immigrati da altri stati indiani e garantendo aiuti economici per le loro famiglie.
L’India ha bisogno di restare unita e compassionevole per evitare una catastrofe umanitaria”.
25 marzo 2020
Per 21 giorni, a partire dalla mezzanotte appena trascorsa, l’India sarà in totale lockdown.
Alle 20 (ore locali) di ieri, Narendra Modi ha infatti comunicato le nuove misure prese per far fronte all’emergenza. Ecco i punti salienti:
- Obbligo di distanza sociale;
- Blocco totale di tutta l’India a partire dalla mezzanotte per 21 giorni;
- Divieto di lasciare la propria abitazione, anche per recarsi dai propri vicini;
- Invito a non assumere medicinali contro il coronavirus senza prescrizioni mediche;
- Stanziamento di 150.000.000 rupie per materiale medico-sanitario.
24 marzo 2020
Il blocco totale dell’India modifica anche la quotidianità della vita dei bambini negli istituti del Paese.
Da molti giorni in quasi tutti gli istituti erano state vietate le visite da parte di persone esterne e ridotte all’indispensabile le uscite dei bambini dai centri.
Le restrizioni ora si sono fatte più severe, con riduzione del personale: negli istituti rimangono le infermiere, le operatrici e i responsabili delle strutture, mentre gran parte del personale degli uffici rimane a casa. I bimbi non possono uscire nemmeno per esami medici, a meno che chiaramente non si tratti di un’emergenza. Anche i check up di routine sono sospesi per il momento.
Continuiamo a chiedere aggiornamenti sullo stato di salute dei bimbi che, come garantiscono i responsabili, saranno tenuti isolati per tutto il tempo necessario per la loro sicurezza.
23 marzo 2020
Il governo indiano ha blindato la capitale dove vivono oltre 18 milioni di persone chiudendo tutti gli uffici fino a fine mese. In diversi stati sono state vietate le riunioni con più di 5 persone. A Mumbai, i treni suburbani che solitamente trasportano 8 milioni di persone al giorno sono stati sospesi fino al 31 marzo. Da oggi tutti i voli nazionali sono cancellati, così come i treni inter-statali. Il servizio autobus viene limitato a ragioni sanitarie.
Gli ottanta distretti più colpiti dal virus sono da stamattina completamente bloccati: confini chiusi, trasporto pubblico fermo, popolazione bloccata a casa, negozi chiusi e controllo delle strade da parte della polizia (il coprifuoco-esercitazione di ieri ha provato che non tutti siano pronti a rispettare le limitazioni imposte).
Si respira aria di calamità, è difficile essere ottimisti dopo avere seguito l’espansione del virus in Europa e USA. Le misure preventive in India sono scattate in anticipo, sono state avviate grandi produzioni di mascherine e kit di protezione, si stanno sperimentando test per diagnosticare il coronavirus in modo più rapido e meno dispendioso.
Alcuni governi statali hanno lanciato pacchetti economici per aiutare le fasce deboli a superare questo momento per loro doppiamente difficile.
La settimana appena iniziata e la seguente sono decisive per sapere se il contagio si possa contenere nella aree già affette e non diffondersi capillarmente in tutta l’India.
Ad oggi il numero dei contagiati è salito a 418, 7 i deceduti.
Per saperne di più si veda il sito del governo indiano al seguente link.
22 marzo 2020
In questi ultimi giorni il governo indiano ha adottato misure drastiche per il contenimento del coronavirus.
Oggi, per testare le capacità di risposta del paese, Narendra Modi ha chiesto alla popolazione di rispettare un coprifuoco dalle ore 7 alle ore 21: oltre 1.3 miliardi di persone sono rimaste a casa. Una sorta di misura preventiva al contagio del COVID19 e un assaggio di quello che accadrà nei prossimi giorni su quasi tutto il territorio indiano.
Molti collegamenti ferroviari sono stati sospesi fino al 31 marzo e diversi stati hanno disposto la chiusura dei servizi non essenziali.
Se già fin da subito l’India aveva bloccato l’ingresso agli stranieri (salvo poche eccezioni) e aveva chiuso moltissimi siti turistici, negli ultimi giorni c’è stata un’ulteriore riduzione della circolazione di persone e mezzi. Molti luoghi di culto hanno ridotto le funzioni o hanno chiuso e nelle stazioni ferroviarie di alcuni stati viene controllata la temperatura dei viaggiatori.
Nonostante questo, però, si hanno anche notizie di assembramenti di persone o di eventi collettivi a ispirazione politica o religiosa. Un’altro rischio legato all’esercitazione odierna di lockdown è dato dalle migliaia di lavoratori che si sono accalcati nelle principali stazione ferroviarie per fare ritorno nel loro villaggio d’origine, spinti dal timore di un blocco totale del paese.
20 marzo 2020
In data odierna, l’Autorità Centrale Indiana (C.A.R.A.) ha emanato nuove misure preventive per contenere la diffusione del Coronavirus:
- fino al 5 aprile viene favorito il lavoro da casa;
- gli abbinamenti nazionali vengono sospesi e viene prolungato il tempo di valutazione fino al 15 aprile;
- il tempo di valutazione degli abbinamenti per le pratiche di adozione internazionale viene prolungato fino al 30 aprile;
- gli uffici sono chiusi al pubblico fino al 15 aprile.
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Tutti i visti di ingresso in India sono sospesi fino al 15 Aprile.
La maggior parte dei casi in India sono per ora concentrati nello Stato del Maharashtra, seguito dal Kerala e dall’Haryana.
In vari Stati è stata ordinata la chiusura di scuole, luoghi pubblici, cinema e centri commerciali, fino alla fine del mese di marzo.
Si cerca di contenere al massimo gli assembramenti di persone e i contatti ravvicinati.
Il Presidente Narendra Modi ha parlato a tutta la nazione per sottolineare le misure che il Governo sta attuando al fine di ridurre il più possibile la diffusione del Coronavirus. Si richiede di svolgere il proprio lavoro da casa quanto più possibile, evitare assembramenti e gli accessi agli ospedali se non per cause urgenti.